N.B. Questo Papiro si riferisce in modo particolare alla Massoneria di Rito Egizio e a quella di Rito Scozzese Antico e Accettato. Non pretendiamo quindi che sia valida in ogni sua parte per qualunque Rito. In particolare il discorso sulla Bibbia è differente per quei Riti dichiaratamente cristiani come il Rito Scozzese Rettificato.
In ogni Tempio massonico ci sono le tre Grandi Luci della Loggia: Squadra, Compasso e Libro Sacro. Mentre le prime due non hanno mai destato critiche e problemi, il terzo elemento è stato oggetto di lunghe discussioni e di discutibili cambiamenti.
Tradizionalmente il Libro Sacro posto sull’Ara è la Bibbia. Del resto la Massoneria nasce in Europa, nel tardo medioevo, in ambiente cattolico. Una delle prime corporazioni di muratori a dotarsi di quella struttura, che poi sarà imitata in tutto il continente, fu quella dei Magistri Comacini, che da Como partirono per contribuire alla costruzione di molte opere in tutta Europa. Le Logge operative, nate prima della riforma protestante, erano cattoliche e avevano come membro accettato anche un prete che dicesse la messa per i lavoratori e desse eventuali conforti religiosi ai morenti. La Massoneria moderna, nata nel 1717, non si mise all’obbedienza di Roma, ma incarnando il pensiero dei tempi, lasciò liberi i suoi membri di aderire alla religione che preferivano. Lo stabilisce formalmente il primo articolo delle Costituzioni di Anderson che dice:
Un Muratore è tenuto per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad essere della religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi peraltro si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando loro le loro particolari opinioni; ossia essere uomini buoni e sinceri o uomini di onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possono distinguere; per cui la Muratoria diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti.
Tale idea non può stupire se guardiamo all’Inghilterra dell’inizio del XVIII secolo, un Paese i cui abitanti erano divisi tra diverse confessioni religiose e in cui nessuna di esse era tanto maggioritaria da poter sopraffare le altre. Certo, si rimaneva pur sempre in ambito cristiano, ma non era semplice far concordare visioni molto diverse come la puritana con la cattolica, la luterana con l’anglicana. La Massoneria risolve la questione stabilendo il rispetto reciproco e creando un terreno comune dove tutti, indipendentemente dalla propria religione, possano agire insieme per il reciproco perfezionamento.
Pur non stabilendo una religione a cui il Fratello debba credere, la Massoneria scelse di mantenere la Bibbia come Libro Sacro poiché quello rappresentava agli occhi di tutti il testo sacro per eccellenza. Ma questa è solo la spiegazione più immediata e “profana” della questione.
In realtà, dopo secoli di tradizione, la Bibbia si era inserita a pieno titolo nella simbologia muratoria. Non a caso il libro non viene semplicemente posto sull’Ara, ma viene aperto a una ben precisa pagina. In grado di Apprendista la si apre sulla prima pagina del Vangelo di Giovanni, e in alcune Logge, il Primo Sorvegliante, aprendo il libro, legge le prime righe del Vangelo stesso:
In principio era il Verbo
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio[1].
Tale scelta non è casuale, ma caratterizza fortemente il ruolo del Libro Sacro sull’Ara massonica. Esso infatti non è lì a rappresentare una rivelazione o una precisa religione. La Bibbia, lungi dal rappresentare se stessa o il Cristianesimo, indica invece il valore del “Logos” intenso non come semplice parola o discorso, ma come emanazione, che dal Grande Architetto dell’Universo discende sull’uomo e, particolarmente, sull’iniziato. Quel Logos che l’Apprendista ancora non sa accogliere pienamente, ma che comincia a ricevere passivamente. Mentre il profano ancora non ha conoscenza né coscienza dell’esistenza del Logos, l’Apprendista ne percepisce l’essere senza saperlo comprendere, il Compagno lo indaga e comprende parzialmente coi mezzi della Ragione e il Maestro ne fa buon uso attraverso la comprensione sottile datagli dall’Elevazione.
Va detto che non tutti concordano sul fatto che la Bibbia vada aperta in quel punto al grado di Apprendista. Giuseppe Cacopardi, nella sua Tavola intitolata “La Bibbia sull’Ara” ci dice:
[…] con l’abrogazione del precedente Rituale d’Apprendista, che permetteva di scegliere fra un libro cristiano-cattolico (Giovanni 1,1) e un altro ebraico (II Cronache 6), e l’adozione del nuovo, dove si legge a caratteri maiuscoli […] APRE IL LIBRO DELLA LEGGE SACRA – PRIMA PAGINA DEL VANGELO DI GIOVANNI – […], implicitamente ci troviamo tutti a dover apparire cattolici; oppure, ma c’è la tolleranza, a disobbedire alla G.L.[2] E al G.M.[3] rifiutandone l’operato che, certo involontariamente, non ha avuto presente la libertà di coscienza e di opinioni religiose[4].
Devo dire che non concordo pienamente col Cacopardi. Come dicevo prima, la Bibbia non rappresenta una religione e non va interpretata in tal senso (e anche se fosse non sarebbe unicamente cattolica, ma cristiana). La scelta del Vangelo di Giovanni è una scelta che si distacca, paradossalmente, dalle religioni poiché accenna al Logos che è un principio comune alle varie religioni e vie iniziatiche e che riceve diversi nomi a seconda della tradizione a cui ci si riferisce. Se per gli gnostici è, appunto, il Logos, per gli umanisti rinascimentali era il Pneuma, per gli indù è il Prana. Non mi dilungo oltre nell’elencare nomi.
Il passo di II Cronache, invece, occhieggia più chiaramente alla religione rivelata e alla visione del grande Architetto come Dio personale, visione legittima (e condivisa anche da me), ma non necessariamente corrispondente a quella di tutti i Fratelli della Loggia. Così infatti recita il brano:
Allora Salomone disse:
«Il Signore ha deciso di abitare nella nube.
Ora io ti ho costruito una casa sublime,
un luogo ove tu possa porre per sempre la dimora».
Il re poi si voltò e benedisse tutta l’assemblea di Israele, mentre tutta l’assemblea di Israele stava in piedi e disse: «Benedetto il Signore Dio di Israele, che ha adempiuto con potenza quanto aveva predetto di sua bocca a Davide, mio padre: Da quando feci uscire il mio popolo dal paese d’Egitto non mi sono scelto nessuno perché fosse guida del mio popolo Israele; ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché governi il mio popolo Israele. Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del Signore, Dio di Israele, ma il Signore disse a Davide mio padre: Hai deciso di costruire un tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto; solo che tu non costruirai il tempio, ma tuo figlio, generato da te, costruirà un tempio al mio nome. Il Signore ha attuato la sua parola; sono succeduto infatti a Davide mio padre e siedo sul trono di Israele, come aveva preannunziato il Signore e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele. Vi ho collocato l’arca dell’alleanza che il Signore aveva conclusa con gli Israeliti»[5].
Scegliere un brano piuttosto che l’altro significa decidere di dare una linea iniziatica più deista e aperta (con Giovanni 1, 1) oppure più ristretta a una visione teista del divino (con II Cronache 6) La decisione del Grande Oriente d’Italia, Obbedienza nota per le posizioni laiche, quindi, mi sembra in linea con la sua tradizione.
Sono però d’accordo con l’autore della Tavola nel dire che l’Obbedienza non avrebbe dovuto imporre una visione unica a tutti, ma lasciare le Logge libere di decidere per sé. Ogni Loggia dovrebbe poter scegliere, pur rimanendo nel tracciato dei dettami massonici, la propria linea iniziatica, essendo la Loggia di per sé sovrana.
Molte Logge e Obbedienze aprono il Libro Sacro sul Vangelo di Giovanni anche in secondo e terzo grado. Altre preferiscono nel secondo grado (Compagno d’Arte) aprirla sul libro di Amos, al capitolo VII, dove si narrano le visioni apocalittiche del profeta. Tra queste citiamo solo la terza, essendo questa un riferimento chiaro alla simbologia muratoria:
Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore stava sopra un muro tirato a piombo e con un piombino in mano. Il Signore mi disse: «Che cosa vedi Amos?». Io risposi: «Un piombino». Il Signore mi disse: «io pongo un piombino in mezzo al mio popolo, Israele; non gli perdonerò più. Saranno demolite le alture d’Isacco e i santuari d’Israele saranno ridotti in rovine, quando io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboàmo»[6].
Questo brano è particolarmente indicato per il grado di Compagno, il primo grado “attivo” della Libera Muratoria. Esso ricorda, con l’accenno al filo a piombo, la discesa del Logos che finalmente si fa “Legge” e “Ragione” comprensibile al Compagno e utilizzabile nell’azione iniziatica. Il passo contiene anche un avvertimento per chi pensasse di poter ignorare il lavoro del Compagno e proseguire senza studio e senza aver dato il giusto peso alla Ragione. Il Fratello che così dovesse fare non potrà poi comprendere i Misteri della maestria e non saprà distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il vero dal falso e non potrà far altro che vivere nella perdizione dell’illusione.
Il terzo grado, Maestro Massone, vede aperto sull’Ara il primo Libro dei Re, al capitolo V, dove comincia la narrazione della costruzione del tempio di Salomone e si accenna al fonditore Hiram Abif (o Chiram, o Curam, a seconda delle traduzioni) che nella leggenda massonica diviene l’Architetto del tempio. Il perché questo passo sia adatto al grado di Maestro lo può capire benissimo anche chi abbia solo una lieve infarinatura sul tema della Massoneria. Il Cacopardi, anche qui, indica diversi brani alternativi tra cui uno di particolare interesse, ovvero il Capitolo IV del Genesi, dove si narra la discendenza di Caino. E tra i discendenti troviamo il primo fonditore di metalli, il padre di tutti i fabbri:
Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama[7].
Questo passo si ricollega alla Parola di Passo del grado, che ne costituisce la chiave di interpretazione. Ciò nonostante riteniamo più adatto il libro dei Re, che accenna al mito centrale dell’Elevazione.
Proprio per questo ruolo del testo sull’Ara, ovvero il riferirsi al mito di morte e risurrezione su cui si incentra il passaggio al grado di Maestro, nelle Logge di Rito Egizio la Bibbia, in terzo grado, è spesso sostituita o affiancata dal Libro dei Morti egizio, essendo il mito di Hiram sostituito, nelle Logge di questo Rito, da quello di Osiride.
Veniamo ora alle note dolenti. Molti Fratelli, non comprendendo il reale significato della Bibbia sull’Ara e sottovalutando l’universalità dei brani su cui si apre, pensano che si possa sostituire con altri libri più o meno sacri. In alcune Logge si sostituisce la Bibbia con la Sacra Scrittura della religione maggiormente diffusa nel paese dove la Loggia opera (Il Corano nei paesi islamici, per esempio). La Gran Loggia d’Israele, addirittura, mette sull’Ara tre diversi libri: la Bibbia, la Torah e il Corano, pensando così di fare cosa buona onorando le tre principali religioni del paese. In realtà stanno solo portando la politica nazionale in Loggia, cercando, almeno tra le Colonne, di mettere in accordo coloro che si combattono nel mondo profano. Tentativo lodevole, ma fatto nel posto sbagliato. Lo stesso rituale massonico dice che in Loggia non si deve parlare né di politica né di religione.
Il discorso della “rappresentatività” del Libro Sacro è indicativo di come invece non si riesca a lasciare fuori dal Tempio questi due elementi. Molti Fratelli pretendono di sentirsi “rappresentati” dal Libro Sacro, e se la Bibbia non aggrada loro per le loro idee religiose non cristiane o per le idee politiche laiche e anticlericali, pretendono sia cambiato. Ecco dunque spuntare testi sacri di altre religioni che nulla hanno a che vedere con la tradizione massonica e con la simbologia muratoria, o, peggio, libri che di sacro non hanno nulla.
Il massimo punto di alienazione dalla via tradizionale l’hanno raggiunto alcune Obbedienze di stampo illuminista. Alcune Logge sostituiscono la Bibbia con un politicamente corretto libro dalle pagine bianche, dove ognuno, così dicono per giustificare la scelta, può vedere il libro che più preferisce. Peggio ancora fanno quelle Obbedienze che mettono sull’Ara la dichiarazione dei diritti dell’uomo o gli statuti dell’Ordine. Nessuno nega l’importanza storica ed etica della dichiarazione dei diritti dell’uomo, ma davvero non capiamo come possa essere equiparata a una qualsivoglia Sacra Scrittura! Gli Statuti poi vanno sullo scranno dell’Odos (o Oratore) che è il custode degli Statuti stessi e dei regolamenti e non certo sull’Ara che è luogo preposto alla sacralità. Ma cosa altro potremmo aspettarci da chi ha tolto ogni riferimento al Grande Architetto dell’Universo per far felici gli atei?
Dietro alle richieste di cambiare il Libro Sacro c’è un fraintendimento fondamentale, forse dovuto alla poca attenzione nelle tegolature dei profani, che ha portato in Loggia persone non adatte a un percorso iniziatico. La Massoneria non deve rappresentare niente e nessuno se non se stessa. Se una persona (legittimamente) desidera sentirsi rappresentata, può iscriversi a qualche partito politico o associazione di attivismo di un qualsivoglia ambito sociale. Il voler vedere rappresentate le proprie istanze è un desiderio politico, e come tale deve essere trattato ed escluso dai Templi e dai Lavori di Loggia. I simboli che troviamo nel Tempio, Bibbia compresa, sono strumenti che la Massoneria dà ai suo iniziati per perfezionare se stessi e come tali devono essere utilizzati e indagati, a maggior ragione se essi toccano una qualche corda scoperta. Se la Bibbia infastidisce un Fratello significa che la sua pietra non è ancora cubica, essendoci ancora, su qualche faccia, un’asperità in cui il simbolo del Libro Sacro sbatte. Il Fratello in questione deve capire che dentro al Tempio non c’è nessuna religione particolare e quindi la Bibbia indica solo la sacralità in generale e il Logos, comunque lo si intenda. Se un Fratello non è in grado di comprendere questa semplice nozione, allora forse la Massoneria non è il suo percorso. La Massoneria, come tutte le vie iniziatiche, è “esclusiva” nel senso che non tutti sono adatti a compiere il suo percorso. Questo non fa dei non adatti persone peggiori o non valide, ma solo individui che maggior profitto trarranno da altre vie. Purtroppo la presenza di persone che non hanno compreso il lato iniziatico della Massoneria e non sono riuscite a lasciare la politica e la religione fuori dal Tempio è ormai cosa vecchia e radicata. Lo dimostrano certamente le posizioni prima descritte della Massoneria di stampo illuminista, ma anche da noi c’è chi sostiene idee simili. Anche il Grande Oriente d’Italia, la più importante (per numero di Fratelli) Obbedienza italiana, nella sua ultima revisione dei rituali ha precisato che il Libro Sacro è per i Massoni di fede cristiana la Bibbia, mentre per gli altri è il libro sacro della loro religione. Una scelta sicuramente più cauta e prudente di quella delle Obbedienze illuministe, ma pur sempre lanciata in quella direzione.
Per quel che ci riguarda, dunque, il Libro Sacro rimane la Bibbia, con l’eccezione prima addotta del terzo grado delle Logge di Rito Egizio dove la sostituzione con il Libro dei Morti è dettata da ragioni iniziatiche e non politiche.
È l’iniziato che deve adattarsi alla Massoneria e non certo la Massoneria ad adattarsi al primo che entra e che non si sente “rappresentato”. E se la cosa non dovesse andar bene a qualcuno… la Massoneria non obbliga nessuno a farsi iniziare e tanto meno obbliga a rimanere.
Per correttezza dobbiamo però segnalare anche l’errore contrario, assai diffuso tra certi Fratelli Massoni (e non solo) conservatori e magari infarciti delle idee di certi “maestri” di dubbio valore che inneggiano ai bei vecchi tempi andati, solitamente visti con il filtro di un certo romanticismo ideologico che altera la realtà. Costoro portano nel mondo profano ciò che dovrebbe invece stare dentro le vie iniziatiche. Un iniziato degno di tale titolo, infatti, sa che non esiste una sola verità, e che ogni via per lo Spirito, sia essa religiosa o iniziatica, non è altro che un sistema formale che permette all’essere umano, finito e limitato, di ascendere. Senza una via formale l’uomo sarebbe allo sbando, privo di guida. Non esiste però una regola comune, una forma unica alla base di tutte le vie, come qualcuno vorrebbe far credere. Le diverse vie si distinguono l’una dall’altra fino a essere perfino incompatibili tra di loro. Sentire quindi dei Fratelli predicare contro le battaglie per la laicità dello stato in nome di una “tradizione” fantomatica fa davvero tristezza, soprattutto se si pensa che fin dall’Iniziazione al Fratello, almeno nelle Logge di Rito Scozzese Antico e Accettato, viene detto che la Massoneria è “anzitutto progressiva” e non certo conservatrice a tutti i costi e contro ogni evidenza!
La parola Tradizione (con la “T” maiuscola) è un termine che nel mondo iniziatico ha un valore e un significato ben diverso da ciò che si intende nel mondo profano. Se infatti per la gente comune la tradizione è solo un ammasso di “cose vecchie”, di usanze, di norme, di atti formali che si usano e fanno parte del folklore della società, per gli iniziati è ben altro. La Tradizione è il passaggio del principio spirituale di una certa via, della “connessione all’Eggregoro”, principio che passa, in modo più o meno rituale, da Maestro ad Allievo secondo le regole della via che si pratica. Nella Massoneria l’Iniziazione passa da un Maestro Venerabile (che funge da “catalizzatore” della Potenza della Loggia) all’iniziando, nel Martinismo passa dal Superiore Incognito Iniziatore all’Associato Incognito, sempre e comunque in modo rituale. La via alchemica invece passa da Maestro ad allievo senza bisogno di ritualità, ma per apprendimento delle nozioni della via. Dire perciò che certe istanze politiche sono contrarie alla Tradizione (in senso iniziatico) è pura e semplice ignoranza, visto e considerato che nel mondo profano non esiste alcuna Tradizione! Non a caso, anche in questa Tavola, quando ho parlato delle usanze della Massoneria ho usato il termine “tradizione” con l’iniziale minuscola, volendolo intenderla come insieme di nozioni e pratiche.
Con questo non intendiamo dire che tra il Lavoro iniziatico e la vita profana non ci sia connessione e non ci possa essere dialogo. La Massoneria è portatrice di alcuni valori etici di base, che il Massone deve applicare anche nella profanità, senza però pretendere che i contenuti della Massoneria diventino la base dell’azione delle istituzioni e della società profana. Per questo il Massone non può che essere libertario e pretendere la massima libertà di culto, di opinione e i massimi diritti per tutti, affinché sia garantita la possibilità di praticare la propria via. L’unica cosa intollerabile, per il Massone, dovrebbe essere l’intolleranza.
Ai vari Fratelli che, per fare un esempio, difendono a spada tratta la Chiesa di Roma e le sue posizioni anti-libertarie, vorrei ricordare che, se fosse per la Chiesa, la Massoneria non esisterebbe nemmeno. Non a caso la Libera Muratoria fu scomunicata pochi anni dopo essere nata e diversi papi aggravarono con aggiunte varie la scomunica. Papa Paolo VI iniziò un’indagine per cercare di riconciliare la Chiesa con la Massoneria, incaricando Padre Rosario Esposito[8] di indagare la questione. Padre Esposito scrisse in seguito diversi libri sull’argomento, dichiarando che tra Cristianesimo e Massoneria non c’è nulla di incompatibile. Morto Paolo VI la ricerca si fermò. Sotto Giovanni Paolo II, molto più conservatore, fu tolta la scomunica, ma la Massoneria fu comunque dichiarata in “peccato grave”. Il Massone dunque non può accedere ai sacramenti. Se lo ricordino i vari massoni bigotti che lodano Roma e il suo papa.
Concludendo, credo che in Massoneria si debba fare una riflessione seria su cosa significhi essere Iniziato e che molti Fratelli debbano imparare a usare Squadra e Compasso per tracciare il limite del Tempio e segnare un confine tra profano e Iniziatico, in modo da evitare confusioni ed errori. Certo non è un lavoro facile, ma i Maestri Venerabili di buona volontà inizino a pretendere tegolature più serie e accurate e facciano in modo che i Mistagoghi (o Sorveglianti) diano la giusta educazione ai Fratelli loro sottoposti, in modo che, nel momento dell’Elevazione, il Fratello sia davvero degno del titolo di Maestro.
Un Triplice Fraterno Abbraccio,
Enrico Proserpio
[1] Vangelo di Giovanni, capitolo 1, verso 1, Bibbia di Gerusalemme, edizioni Dehoniane Bologna, 2002.
[2] Gran Loggia, il massimo organo direttivo delle Obbedienze, formato a volte da tutti i Maestri e altre dai soli Venerabili, a seconda dell’Obbedienza.
[3] Gran Maestro.
[4] La Bibbia sull’Ara, Giuseppe Cacopardi. Il brano si riferisce ai Rituali del Grande Oriente d’Italia.
[5] II Cronache, capitolo 6, versetti 1 – 11, Bibbia di Gerusalemme, edizioni Dehoniane Bologna, 2002.
[6] Amos, capitolo 7, versetti 7 – 9, Bibbia di Gerusalemme, edizioni Dehoniane Bologna, 2002.
[7] Genesi, capitolo 4, versetto 22, Bibbia di Gerusalemme, edizioni Dehoniane Bologna, 2002.
[8] Padre Esposito fu insignito, nel 2006, dall’allora Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della GLDI degli ALAM, palazzo Vitelleschi, del titolo di Maestro Libero Muratore Onorario.
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